Il Cimitero Monumentale a Forlì. La città della memoria

Una pubblicazione di circa 20 anni fa a cura del Comune di Forlì parlava di Altra città: un piccolo catalogo dedicato alle “belle tombe” del Cimitero Monumentale di Forlì per una riflessione sulla necessità di tutela a valorizzazione di quella che mi piace chiamare La città della memoria.

La struttura architettonica, neoclassica, è tra le più imponenti della Romagna e come tanti altri cimiteri in Italia è nata a seguito delle riforme napoleoniche di inizio ‘800 in materia di igiene pubblica. Molti comuni italiani furono obbligati a far migrare le sepolture dei loro cari dall’interno delle città verso l’esterno. Fuori dalle mura.

E’ facile allora correre con il pensiero ai tormentati Sepolcri di Foscolo, alla necessità del compianto funebre nella cultura Romantica, all’insorgere delle battaglie Risorgimentali.

Le tombe di oggi sono meste e mute, ma nel 1800 il sepolcro manteneva aperto il dialogo tra vivi e defunti ed ancora oggi possiamo interrogare le pietre, leggere epigrafi commosse, indovinare la complessa simbologia funeraria. La fiaccola, la clessidra alata, la lampada ad olio, i fiori di papavero, gli iris, l’edera, il caduceo..

E poi ci sono le magnifiche figure, in marmo annerito dal tempo: angeli bellissimi, commossi cherubini, donne chine con i capelli sciolti sul volto a ripetere il dolore di mille Maddalene

E poi ci sono le memorie dei grandi forlivesi, protagonisti delle lotte del Risorgimento, che hanno combattuto chi con le armi, chi con il pensiero: Aurelio Saffi e la moglie Giorgina, inseparabili, oggi uniti per sempre in un sepolcro che ricorda un antico ipogeo. E poi c’è il garibaldino Fratti le cui spoglie tornarono a Forlì dalla Grecia con un viaggio tormentato, così come dall’America rientrarono in patria dopo molti anni le povere ceneri di Maroncelli. Achille Cantoni e Fulcieri Paolucci de Calboli..giovani martiri devoti al sacrificio bellico. La famiglia Orsi-Mangelli, regina dei filati di seta, vanta uno dei sepolcri più affascinanti con una michelangiolesca pietà di De Cupis, mentre la scultura mutila e grigia di Rambelli ricorda i troppi caduti delle grandi guerre. Uno sguardo commosso agli ultimi partigiani e alla bella e coraggiosa Iris Versari.

cimitero forliFoto di Lisa Rodi

I nomi sono tanti e questo potrebbe diventare un lungo racconto. Nel cimitero bisogna entrare, leggere, camminare, si può anche sorridere di uno strano medico omeopata antelitteram, o rivolgere un pensiero a chi è stato rapito troppo giovane dal colera…

La città della memoria è aperta a tutti. E’ appena fuori dalle mura. E serve a non dimenticare

foto notturna cimitero

Foto di Fulvia Damiani

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