Sulla fine del ‘700 la nota famiglia Milzetti di Faenza, desiderosa di concorrere ad un primato di prestigio cittadino, diede inizio alla ristrutturazione del palazzo di via Tonducci, una stretta via defilata, a meno di 10 minuti di cammino da Piazza del Popolo.
Inizialmente l’anziano Nicola Milzetti affidò il progetto di restauro all’ architetto faentino Pistocchi, a cui si deve anche il progetto del bellissimo Teatro Masini di Faenza. Poi i lavori vennero portati avanti dal figlio Francesco Milzetti, il quale pensò bene di chiamare in città il decoratore più prestigioso del tempo: Felice Giani, che aveva già ottenuto prestigiose committenze a Roma (basti pensare alla sale napoleoniche in Quirinale!) e che a Faenza si impegna a decorare interamente Palazzo Milzetti .
Un capolavoro portato a termine nel 1805 e dotato di straordinaria originalità, che non ha confronti con altre imprese realizzate da Giani in nessun’altra parte d’Italia.
Tutto il palazzo è visitabile(fatta eccezione per i granai del sottotetto!). A partire dal piano terra pensato per lo scapolo Francesco, con la cucina con girarrosto e fuochi originali dell’epoca, la sala da pranzo con decorazioni ad effettoTrompe-l’œil, l’impressionate antibagno ovale con nereidi ed amorini che volteggiano su un fondo blu notte, la vasca da bagno “modernissima”, una libreria in stile inglese disegnata ad hoc da Felice Giani e la camera da letto dedicata al trionfo di Venere.
Uno scalone monumentale, inondato di luce accompagna al piano nobile. La luce domina la sala di Apollo, concepita come un tempio massonico per i figli della luce in lotta contro l’oscurantismo dell’ignoranza e della superstizione; si passa poi alla sala delle Feste, dove un gioco di specchi, candelabri in cristallo e tende dorate ci rimanda ai fasti di Versailles con soffitti interamente istoriati con episodi dell’Iliade.
Eneide, Odissea, i fasti romani sono i soggetti sviluppati nelle sale di ricevimento e rappresentanza, mentre nella camera matrimoniale la neosposa Giacinta avrebbe osservato, distesa nell’alcova, l’incontro amoroso tra Ulisse e Penelope. A lei era riservato anche un boudoir francese, scaldato da una stufa in maiolica, dove rimirarsi nei giochi di specchi, tra i giochi vezzosi ed gli inganni d’amore degli dei.Nel giardino, nascosto tra le canne, una casa sull’albero con pareti in tronchi di legno, vetri colorati, paesaggi e motti scherzosi. Ma non lo troverete facilmente..
Questo è il posto dove concedersi una fuga romantica, anche solitaria, per godere almeno per un’ora dell’incanto per l’antico che Palazzo Milzetti può ancora regalare.
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